giovedì 5 aprile 2018

Smile

di Roddy Doyle - Guanda

Un libro divertente. Sì, divertente, brioso, con lo stile tipico di Doyle sempre a metà tra attenzione sociale e il racconto sarcastico e caustico.
Sì divertente..., poi all'improvviso cominci a provare disagio, la narrazione tra una miriadi di flashback, dalla tipica storia di un'infelicità coniugale sterza vorticosamente sballottandoti dentro senza tanti riguardi, all'inizio senza neanche sapere il motivo.
Sì disagio, cominci a capire che qualcosa non va, che quelle occhiate del Fratello Preside non erano innocenti incoraggiamenti, ma inviti a qualcosa di più terribilmente doloroso, e di inaccettabile.
E quando compare, al pub, quell'uomo apparentemente venuto dal passato non riesci, fino alle ultimissime pagine, a dargli un ruolo, a capire se è proprio quello il suo nome, a riconoscere il suo passato.
La fine, racchiusa in pochissime essenziali pagine, è terribile, ti schiaffa in viso la dura realtà, la realtà inaccettabile e dolorosa, il male assoluto.
Roddy Doyle, da buon irlandese, figlio del suo paese cattolico e bigotto, si addentra con questo libro in uno dei tremendi mali della Chiesa di Roma, la pedofilia, lo stupro, le molestie sessuali ad opera dei cosiddetti 'educatori' riservate a piene mani ai poveri innocenti studenti impotenti.
Una storia sporca, questa, triste, vomitevole per la sua evoluzione narrativa. Una storia in cui giovani studenti si ritrovano a ricordare il male - almeno chi ci riesce -, per capire a un certo punto non c'è futuro dopo esperienze simili.
E la Chiesa, ancora oggi, mette la testa sotto la sabbia, protegge, o peggio, sta a guardare senza fare nulla.
Il viso del ragazzo sorridente in copertina strappa il cuore al genitore lettore, letteralmente...

mercoledì 4 aprile 2018

Marie aspetta Marie

di Madeleine Bourdouxhe - Adelphi

Il tema del femminismo, la questione della liberazione della donna, la sua emancipazione e la cosiddetta parità dei sessi: sono temi fondamentali per la crescita culturale, sociale e politica del nostro mondo, sempre alla ricerca di un po' di stabilità e pace.
Gli anni '70, allo 'scoppio' della questione femminile, mi hanno insegnato che da maschietto - con tutte le contraddizioni sulle spalle e i retaggi retrivi di un'educazione piccola borghese della metà del secolo scorso - appena ti accosti al problema (con tutta buona volontà) come la fai la sbagli.
Se sei un maschio femminista, oltre che a essere deriso a priori, invadi un terreno non tuo e corri il rischio di farti tranciare le mani, e non solo quelle..., dalla più fedele e ortodossa del movimento femminista mondiale.
Se invece fai il moderato, cerchi 'insieme' una sorta di terza via che cerchi di garantire tutti gli spazi possibile alla tua compagna di vita, e a tutto il genere femminile, affermando però che tu non puoi far scomparire nella spazio di qualche secondo tutto quanto volente o nolente ti è stato riversato addosso nei millenni precedenti, allora in questo caso corri il rischio di essere fulminato sul posto senza alcuna possibilità di sepoltura dignitosa.
Non parliamo di chi ancora oggi, poveri noi, ritiene la donna inferiore, madre e basta e vi risparmio tutte le battute e le convinzioni che un ometto dal cervello atrofizzato riesce ancora oggi a partorire.

Bene, dopo questo polpettone introduttivo, qualcosa sul libro, a mio rischio e pericolo, devo pur dirlo.
Un libro datato 1940 che affronta di fatto il tema dell'autonomia della donna e della sua autodeterminazione- -anche e soprattutto in campo sessuale - in un modo così spigliato e libero è di per se stesso un libro rivoluzionario.
Marie, la protagonista, si lascia cadere consapevolmente in un'avventura extra coniugale con un giovane e splendido studente conosciuto su una spiaggia. O meglio agganciato su una spiaggia.
La protagonista così afferma il diritto alle proprie scelte grazie a queste pagine straordinarie, provocatorie oltranziste e meravigliosamente rivoluzionarie.
Marie si compiace di quello che fa, non vive alcun senso di colpa, guarda in faccia la vita con un po' di supponenza e un po' di incoscienza, e gode delle sue scelte.
È un libro che apre le porte verso una luce intensa, chiude tutte le stanze dell'oscurantismo culturale, avvia discussione, scuote coscienze, incanala un fiume di lava incandescente sul passato.
Con una sottile ironia che condisce il tutto in modo gustoso.
Ma io sono un uomo, devo farmi da parte, stare al mio posto e, se possibile, tenere gli occhi bassi...

domenica 1 aprile 2018

Il romanzo della Nazione

di Maurizio Maggiani - Feltrinelli

Vivere di sogni è un’utopia.
Questa la frase del padre dell’autore - protagonista indiscusso - ormai sulla via del tramonto.
Ma è anche la sintesi di una volontà, di un desiderio, di una speranza assoluta.
È straordinario farsi condurre per mano in questo divagare tra storia e storie, tra nazione e famiglia, tra pubblico e privato, tra amore dolore, tra abbandoni e ricongiungimenti.
Il libro è una fotografia formidabile di una generazione (o più) che ha voluto e che ha saputo ricostruire e costruire un paese non solo per dovere di sopravvivenza ma soprattutto per una visione del futuro di una comunità. Tra barriere, dimenticanze, spinte propulsive, accelerazioni improvvise e cultura contadina.
Chi profuma per motivi anagrafici di quegli  anni può riconoscere, con facilità tra queste righe, figure familiari (padre, madre, fratelli, zii, nonni e tutto il mondo intorno), una comunità coesa e tutta concentrata su se stessa, in cui tutto era condiviso e tutto remava nella stessa direzione, aldilà delle opinioni del singolo.
Era un mondo fatto di ‘noi’ pieno di tanti ‘io’.
Il libro è magnifico, è un vero trasporto, un bellissimo sogno a occhi aperti, un viatico verso i ricordi, i pensieri, le nostalgie e la fine, di tutto.
 
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